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Bibbia, «scoperta» estiva per far riposare l’anima

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La Bibbia, si sa, è stata resa in tutte le salse. Da quelle pittoriche a quelle musicali, a quelle narrative e teologiche.
Ha avuto le sue diffusioni e le sue metamorfosi già nelle più antiche traduzioni che hanno coinvolto lingue originarie e moderne di varie appartenenze: c’è la Bibbia Ebraica, quella greca dei Settanta, la Vulgata latina, c’è la Lutherbibel, la King James Version, e ovviamente quella col testo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana. Ma c’è anche la Salani per i bambini e persino una Bibbia contadina che, però, pubblica – secondo l’ordine cronologico della Bibbia canonica – racconti orali delle campagne d’Ungheria, d’Austria e Romania (a cura di A.Lammel e I.Nagy).

Tutti sanno che la Bibbia è il libro più tradotto al mondo e che molti, potendo portare solo un volume su un’isola deserta, la sceglierebbero come compagnia. Anche in prigione la Bibbia ha il suo successo: a Rebibbia – ironia dell’assonanza... – molti la trattano con timore e gelosia e ne segnano con cura ogni versetto. Fitta è la fila di personaggi dei romanzi che ne sono ispirati; tra mille ricordo quello dell’abate e scienziato Faria che, nella sua cella, nutriva con la preghiera la sua anima, allenandola ogni giorno alla speranza e alla libertà. Morì in prigione ma riuscì a consegnare il suo tesoro – il cui documento era nascosto proprio nel breviario – a Edmond Dantès, che diventò il Conte di Montecristo. Una vera parafrasi esistenziale paolina: «Cosicché in noi agisce la morte perché in voi agisca la vita» (2 Corinti 4,12). Quello che è uno dei più suggestivi romanzi di Alexandre Dumas (padre) sarebbe una lettura deliziosa per chi, in questi giorni, si trovasse in vacanza dalle parti di Piombino, all’Elba o sulle altre isole del Mar Tirreno. Insieme alla Bibbia.

Per chi, invece, fosse rimasto in città a prendere un po’ di fresco nei parchi e nelle ville, rileggendo Bassani e il suo ferrarese Giardino dei Finzi Contini, vorremmo consigliare uno dei racconti di creazione di Genesi, che vede proprio in un giardino l’habitat dell’umanità, il mondo stesso. Una lettura illuminante come quella di altri testi sapienziali – Proverbi, Sapienza o Siracide – anche per chi viaggiasse nell’Estremo Oriente, visitasse i giardini giapponesi o i superbi paradisi di verde indonesiani. Alla dovizia lussureggiante delle piante non si può che corrispondere con un’estasi di ancestrale liturgia: «E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne (...) Dio vide che era cosa bella!» (Genesi 1,11-12). Un giardino che cresce della Sapienza divina: «Come un cedro sul Libano, come un cipresso... come una palma... come le piante di rose... come un ulivo maestoso, come un platano mi sono elevata» (Siracide 24,13ss).
La Lettura dei Salmi delle Ascensioni può accompagnare, poi, divinamente, come l’alito di un flauto, i cammini sui monti, le oasi di prati e di spianate, la spossatezza delle scalate più ripide: «Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo»»? (Salmo 24,3). Poemi biblici indispensabili per coltivare la terra dell’anima che si possono accostare ad altra letteratura come quella di Mario Rigoni Stern (splendido il suo Il bosco degli urogalli) o – per virtuoso contrasto – quella russa di Ivan Goncarov, che descrive con righe soporifere e allarmanti la giornata di un pigro, esempio di una generazione viziata e apatica (Oblomov).

E per chi si trova ai bagni? La Bibbia potrebbe dare letture "da spiaggia"? Secondo le classifiche di vendita, sono i gialli di Montalbano i più amati sotto l’ombrellone. Un genere troppo diverso? Chi lo pensa non ha letto i libri di Samuele e dei Re o i racconti di Ester, di Tobia e di Giuditta. Quello di Ester è un classico da Mille e una notte, non mancano gli intrighi di Palazzo più sapidi, tipici delle corti orientali, con la presenza di eunuchi e concubine, di cenerentole che diventano principesse e di ogni genere di dissimulazione e complotto su cui, alla fine, la giustizia e la verità trionfano. Non meno intrigati e intriganti sono i libri che parlano dei primi re d’Israele: David usava le fake news per coprire le proprie malefatte mentre Saul adottava un cinismo sfacciato per far fuori i suoi competitor nell’esercizio del potere. Le storie bibliche, guardate con la lente del lettore di gialli, non hanno nulla da invidiare a Conan Doyle, a Simenon né al nostro Camilleri.

Ma qui va detta, ora, la cosa essenziale, vale a dire la ragione per cui la Bibbia racconta tutto l’umano, atti e fatti, parole e pensieri che descrivono le società del mondo antico e nei quali ci ritroviamo ancor oggi. Lo scopo non è di divertire: al contrario, è quello di formare le coscienze, di insegnare a pensare, a riflettere, a esprimere un giudizio. A essere critici e al coraggio di dire: "eccomi"! La Bibbia accompagna e ispira l’amore per la libertà e la carità verso i propri simili, che chiama fratelli. Quando Saul pensa che sia meglio un uomo solo al comando il racconto mostra che va a finir male perché un governo davvero buono si stabilisce su un umile lavoro di squadra; quando David crede che basti mettere in giro notizie false per darla a bere ai suoi followers, il racconto dimostra che, prima o poi, la verità viene a galla.

Il racconto è, in effetti, la profezia della Bibbia.
Quando due vedove, l’una straniera, l’altra oriunda, ambedue vessate dalla fame, invece di mettersi egoisticamente l’una contro l’altra, si alleano, la novella del libro di Rut vuole insegnare che il benessere comune viene dalla collaborazione e dalla pace e non dall’odio; quando Giuditta, che non aveva nessun ministero di governo nella sua città, agisce di testa sua e si mette in gioco con il suo coraggio e la sua intraprendenza per salvare Betulia, il racconto ci vuol suggerire che spesso sono le persone più semplici e prive di un potere formale a dare il miglior sostegno a un popolo, nei momenti di crisi. L’attualità e la preziosità di questi racconti è impressionante; un peccato restarne nella completa ignoranza.
Importante è valutare anche un pregiudizio radicatissimo soprattutto nelle generazioni più giovani: che nella Bibbia si trovino racconti e argomenti da bigotti, noiosi, moralistici e spiritualistici. Vi suggerisco, allora, una sorta di stratagemma da usare con i vostri figli, che ho potuto verificare io stessa con una mia figlia sedicenne. In piena età di rifiuto di ogni offerta culturale e religiosa che venisse dalla famiglia, non voleva saperne di Bibbia. Allora stampai il Cantico dei Cantici dalla traduzione di Guido Ceronetti, pagine senza titolo tradotte dall’ebraico che lasciai – come per distrazione – in camera sua. Dopo qualche giorno, colpita da quelle frasi d’amore che toccavano il suo corpo e il suo cuore, venne e mi chiese: da quale libro son tratte le stampe che hai lasciato da me? Fu così che cominciò a leggere e gustare la Parola.

Penso che i biblisti debbano tradurre la Bibbia rivolti con cura e competenza ai lettori attuali, al loro mondo reale e simbolico, alle loro seti intellettuali e spirituali, ai loro linguaggi che si rinnovano con estrema velocità. Credo che le case editrici debbano editare volumetti agili, come quelli di Montalbano. Non si può portare in spiaggia un "mattone" di tremila pagine!
E se qualcuno potrebbe dire, anche a proposito di queste "operazioni", che riducono la Bibbia a essere – come accade oggi per la cultura in generale – un evento da festival spensierato e narcisistico (cf Goffredo Fofi, L’oppio del popolo), pur riconoscendo questo reale rischio, pensiamo che, comunque, s’abbia da correre! La prima ragione è che il buio sulla Bibbia è ogni giorno più denso e occorre trovare modi e mezzi per illuminarla anche al fine di evitarne il disprezzo o l’indecente strumentalizzazione; la seconda è data dall’esempio stesso degli autori biblici, in specie quelli del Nuovo Testamento. Paolo elabora tutta la sua dottrina cristiana consegnandola ai canoni e ai limiti della lettera ellenistica personale e familiare e, allo stesso tempo, circolare. Qualcosa che oggi si potrebbe paragonare a un post su Facebook...
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