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Commenti Vangelo 17 marzo 2019 II Quaresima

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SULLE VIE DELLA QUARESIMA

Seconda domenica di Quaresima
Vangelo: Lc 9, 28-36

Quando San Giovanni Paolo II aggiunse al Rosario i misteri della luce, volle inserirvi proprio l'episodio odierno della Trasfigurazione, una parentesi luminosa che la liturgia colloca nel cammino della Quaresima. In effetti, luce ce n'è tanta in questo evento che tutti i sinottici riportano, quasi con le stesse parole. Ecco tre apostoli presenti a un trasfigurarsi di Gesù: immaginiamo una trasformazione tra l'ottico e il chimico, che oggi nell'era digitale possiamo produrre su uno schermo con sofisticate tecnologie. Ma lì, si era su un monte, tra terra e cielo, in silenzio, nella luce che colpisce e avvolge. I pittori hanno raffigurato la scena con arte e fantasia: Gesù parla con Mosè ed Elia, coloro che, consapevoli o no, ma di certo ispirati, lo hanno in qualche modo annunciato; sembra tranquillo, a suo agio. Gli apostoli sono tramortiti: la luce...la voce tonante del Padre che consacra il Figlio. E' troppo per uomini semplici, ma per qualunque uomo lo sarebbe. Eppure Pietro, l'impulsivo, propone di fare tre tende per dare alloggio agli illustri protagonisti di un incontro certamente “ad alto livello”. Un faccia a faccia tra tre pescatori e tre personaggi di una storia tutta da scrivere, eppure già tutta scritta.
Pietro forse non afferra il senso dei discorsi che si dipanano davanti a lui e neppure vuole comprenderlo: Gesù che andrà a morire a Gerusalemme, questo non lo può accettare. E non perderà occasione per dirglielo chiaro. Ma la visione celeste, di cui è stato testimone con Giacomo e Giovanni che se ne stanno un po' in sordina e non esprimono pareri, lo ha catturato e forse ricorderà questa luce nel buio dei momenti difficili e dolorosi, nell'ora del Calvario e ancor più dopo, quando la resurrezione chiarirà tanti dubbi e verrà il momento della testimonianza.

In Quaresima coi ragazzi.
E' un dato di fatto ben poco consolante che i ragazzi oggi siano sempre più preda delle esperienze virtuali, soggiogati da proposte che li allontanano dalla realtà per portarli in un mondo che non esiste, dove non trovano né amicizie vere, né esperienze costruttive, né indicazioni capaci di aiutarli a vivere davvero, coi piedi in terra. Il mondo virtuale è un rifugio per ragazzi soli ed è amara questa constatazione che richiede un'opportuna presa di coscienza.
Ma che differenza con l'episodio del vangelo di oggi!
Di fronte a un fatto davvero bello, unico, coinvolgente al punto da voler restare lì per sempre, forse senza mangiare, senza bere, senza dormire...tutto il resto è poca cosa.
E allora cerchiamo le cose che contano, quelle belle, che restano e non deludono, quelle che ci fanno essere migliori, contenti di come siamo e di ciò che abbiamo, sempre in cammino verso qualcosa di più grande.
Per manifestarsi ai tre discepoli, Gesù non li ha fatti camminare a lungo: il monte Tabor, dove la tradizione colloca l'evento, è in realtà poco più di una collina, ma mentre lì egli prega e si trasfigura, il divino per pochi istanti si fa vicino all'uomo. Sembra di toccare l'infinito. Per manifestarsi a noi, Gesù potrà scegliere un altro Tabor, potrà chiederci di seguirlo, forse anche in pianura e senza grandi luci, ma facendo attenzione sarà bello riuscire a sentirlo e dirgli di sì.

Paola Radif

pubblicato su Il Cittadino (Diocesi di Genova) del 17 marzo 2019

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