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Jean Louis Ska Conferenze Venezia ottobre 2018

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La Scuola Biblica di Venezia presenta le conferenze pubbliche con cui ha dato inizio al primo quadrimestre dei suoi lavori

In collaborazione con il Consiglio Locale delle Chiese Cristiane



Il dono di una conquista. Iniziazione alla lettura del libro di Giosuè
Venezia Scuola Grande San Giovanni Evangelista
San Polo, 2454
Lunedì 1 ottobre 2018, ore 18:00
Relatore: p. Jean Louis Ska s.j. (Pontificio Istituto Biblico - Roma)



Se affermiamo che qualcosa è nostro, di solito rivendichiamo un diritto assoluto. Per il pio israelita, invece, un bene posseduto è sempre dono di Dio, a cui continua ad appartenere. Così la terra del popolo ebraico è dono conquistatogli da Dio, vero protagonista della storia.
Il libro di Giosuè vuol essere una conferma delle norme contenute nel libro del Deuteronomio.
Diverse incoerenze testuali rivelano infatti che probabilmente era questo l’intento dei redattori che vi hanno messo mano.
Ne ha parlato lunedì 1° ottobre, con apprezzata chiarezza, un relatore d’eccezione, il prof. Jean Louis Ska. Gesuita, biblista e teologo di fama, ha aperto il 39° anno della Scuola Biblica diocesana, nella sontuosa Scuola Grande San Giovanni Evangelista. “Il dono di una conquista”, il titolo della conferenza.
Ma chi era Giosuè? È la pista seguita dal docente belga. Chi “mastica” un po’ la Bibbia ricorda che Giosuè, subentrato a Mosè, traghetta finalmente il popolo eletto nella Terra Promessa.
È un “conquistatore quasi perfetto”... O “troppo”?
Da un lato sembra un condottiero che esegue a puntino la legge mosaica, dall’altro un rabbino ideale, che la medita “giorno e notte, per osservare e mettere in pratica tutto quanto vi è scritto”, così da portare a buon fine il cammino e avere successo, come si legge nel prologo. Ecco qui, forse, il nucleo teologico di un libro “non propriamente simpatico, né di primo né di secondo acchito”, avverte subito il professore. La caduta di Gerico, ad esempio, è spacciata per un’impresa militare, ma non lo è: sembra piuttosto la “liturgia di una conquista”.
L’autore vuole mostrare che il successo dipende dalla preghiera. E la sconfitta ad Ai (letteralmente “Rovina”)?
Non è forse a causa dell’inosservanza della legge dello sterminio? Tutto il mondo è paese: un israelita, volendo fare il furbo, anziché bruciare il bottino, se l’era intascato.
Insomma, Dio è generoso, ma anche l’uomo deve fare la sua parte. Deve essere riconoscente e fedele al Signore. Dopo la conquista di nuovi territori, allora, la prima preoccupazione è costruire un altare. E su di esso scrivere tutte le parole della Legge, come chiede il Deuteronomio, a significare che il suolo è diventato sacro, di Dio. E l’altare serve anche a riconoscersi fratelli nella fede ebraica.
La Torah, quindi, è il cuore del libro di Giosuè. Che il Nuovo Testamento del resto non ignora.
Il prof. Ska ha citato un esempio abbastanza sorprendente: la guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà (cfr. Gv 5). I cinque portici richiamerebbero i cinque libri della Legge. I 38 anni di malattia, gli anni di sterile cammino nel deserto (cfr. Dt 2,14). La piscina, il Giordano. La guarigione, ’attraversamento del fiume. Gesù che guarisce, Giosuè che conduce dentro la Terra Promessa. Gesù e Giosuè significano poi ambedue “il Signore salva”…
I testi della Scrittura sono ben più ricchi di quanto non sembri a prima vista, anche grazie alle congetture formulate attorno ai nodi interpretativi irrisolti.

Giovanni Carnio

"Tolle, lege" - "Prendi e leggi". Dove e come aprire la Bibbia?
VENEZIA
Scuola Grande San Giovanni Evangelista
San Polo, 2454
Martedì 2 ottobre 2018, ore 18:00
Relatore: p. Jean Louis Ska s.j. (Pontificio Istituto Biblico - Roma)



Tolle lege, “prendi e leggi” si sentì dire Agostino: e questo cambiò la sua vita. Ma, nel mondo di oggi, “il vero problema non è leggere la Bibbia, il problema è leggere!”, diceva padre Schökel.

Perché leggere la Bibbia se non si ama la lettura? Come si può amare l’avventura della lettura, che ci immerge in un mondo, se non si legge abitualmente? E come si apre la Bibbia, come ci si accosta alla Sacra Scrittura?

A tutte queste domande ha voluto rispondere l’incontro promosso martedì 2 ottobre dalla Scuola Biblica Diocesana e dal Consiglio Locale delle Chiese Cristiane di Venezia, che quest’anno festeggia i suoi venticinque anni d’istituzione. Teatro significativo di questa iniziativa la sala del consiglio della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista. Relatore il professor Jean Louis Ska, docente del Pontificio Istituto Biblico di Roma, che ha aperto il suo intervento proprio con le parole citate.

«Un tempo si vedeva la gente leggere in autobus o sul treno – dice padre Ska – ora invece tutti giocano col telefonino. Per padre Schökel chi non legge neanche romanzi non può saper apprezzare la Bibbia».

Il famoso biblista ha sottolineato la profonda differenza che intercorre tra leggere e guardare un film al cinema o alla televisione: ci vuole più tempo, ci si immerge in un mondo. Un brano di letteratura è una esperienza condivisa: il testo permette di trasmettere una esperienza ed è un invito per trasmettere la stessa esperienza.
La Bibbia è capace di questo. Padre Ska ha poi spiegato come avvicinarsi alla Bibbia in tre tappe: la prima riprende un detto del Talmud secondo il quale “la Thorah parla il linguaggio degli uomini, la lingua degli uomini”; ossia, se la Bibbia è mediata da un linguaggio degli uomini, questo comporta che si deve studiare e analizzare, considerando il suo contesto storico umano e la sua evoluzione.

In secondo luogo, il professor Ska ha sottolineato che «il racconto è il significato» e, citando il cardinale Martini, ha detto che «ci sono tre modi di leggere la Bibbia: il primo è quello del parroco, che legge pensando “che cosa dirò?”, e quando ha trovato qualcosa da dire non approfondisce; poi ci sono coloro che leggono la Bibbia nella meditazione e si domandano “cosa dice a me?”, e se non gli dice niente cercano altrove. Il terzo modo è quello di chiedersi “che cosa dice questo brano?”: e qui si aprono porte e finestre».
Procedendo verso la conclusione padre Ska, citando il titolo dell’autobiografia del direttore d’orchestra Riccardo Muti “Prima la musica poi le parole”, ha affermato che «il messaggio è nella musica, non in ogni nota, quindi il messaggio non è in ogni versetto. Per capire il brano bisogna collocarlo nel suo contesto, così come devo ascoltare tutta una sinfonia per poterla comprendere».

Per illustrare metodologicamente come avvicinarsi al testo, padre Ska ha presentato e commentato alcuni brani biblici, come la parabola lucana del figliol prodigo. Ha poi concluso citando come in apertura padre Schökel per il quale «La Bibbia contiene tanti spartiti che vanno interpretati: spetta a noi suonare e cantare».

Marco Zane
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