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Lidia Maggi Anche con la Bibbia la lettura si fa strada

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intervista a Lidia Maggi, a cura di Alessandro Zaccuri
in “Avvenire” del 19 aprile 2017

A Tempo di Libri non poteva mancare il Libro dei Libri. Ne parlerà, tra gli altri, la pastora e teologa battista Lidia Maggi, una delle figure più conosciute del dialogo ecumenico in Italia.
Venerdì 21 aprile alle 16, presso lo stand Uelci, presenterà il suo Fare strada con le Scritture (Paoline, pagine 192, euro 15,00), incentrato sul legame inscindibile che corre tra il racconto biblico e l’esperienza, non necessariamente metaforica, del viaggio.
Ma in Fiera è disponibile anche un’altra novità, di cui Lidia Maggi è autrice insieme con Angelo Reginato: si tratta di Vi affido alla Parola. Il lettore, la chiesa e la Bibbia (Claudiana, pagine 148, euro 12,90), volume conclusivo di una trilogia che comprende Dire fare baciare...(2012) e Liberté, egalité, fraternité (2014). I titoli non traggano in inganno. Sempre di Bibbia parliamo, e del rapporto che il lettore è chiamato a intrattenere con questo libro inesauribile. «Anche se in effetti l’ambito sarebbe ancora più ampio», precisa Lidia Maggi.

A che cosa si riferisce?
«A quello che l’atto della lettura significa o non significa più nella nostra società. Come biblisti ci siamo resi conto che insegnare il contenuto delle Scritture non è più sufficiente, occorre scendere in profondità, dimostrare come la lettura non si esaurisca nel riconoscere e decodificare i caratteri delle singole parole. Una consapevolezza che manca e che noi abbiamo provato a riguadagnare basandoci sulla Bibbia, in un percorso che, partendo da una grammatica della lettura, permetta di fare delle Scritture uno strumento di comprensione e interpretazione della realtà. Si approda così alla dimensione comunitaria, che si traduce nella ricerca del lettore implicito al quale la Bibbia fa riferimento».

Lettore implicito?
«Prendiamo i Vangeli: ciascuno è destinato a una Chiesa particolare o, meglio, a una particolare idea di Chiesa, che però non trova corrispondenza nella nostra contemporaneità. Il cristiano è chiamato a lasciarsi interrogare da questa discrepanza, nel tentativo di accorciare le distanze tra il lettore che la Parola invoca e il lettore che noi oggi siamo».

Siamo davvero così distratti?
«Più voraci che distratti, direi, e forse è ancora peggio. Vede, il problema non è quanto si legge, ma come. La mia impressione è che sì, forse in Italia si legge troppo poco. Di sicuro si legge male. Si ingeriscono informazioni, si divorano emozioni fino a esserne nauseati. La lettura, nella sua conformazione più autentica, è qualcosa di molto diverso. Ogni volta che leggiamo, è come se venissimo letti dal libro che abbiamo scelto. Questo ci porta a riconsiderare il modo in cui abitiamo la vita e a ridisegnare il percorso che nella vita stiamo tracciando».

Vale in particolare per la Bibbia?
«Certamente, ed è per questo che l’immagine del viaggio è tanto importante. Vede, una delle maggiori difficoltà che si riscontrano attualmente nell’insegnamento delle Scritture consiste nel pregiudizio per cui la Bibbia andrebbe intesa come un codice di comportamento, un testo fisso e immutabile dal quale veniamo giudicati. La Bibbia, al contrario, è una mappa di senso, una terra che si scopre solo camminandoci sopra. Non per niente racchiude in sé tanti libri diversi, ciascuno dei quali può fungere da portale di ingresso. Al lettore della Bibbia è richiesta una mobilità analoga a quella del viandante, sancita in modo evidente dalla narrazione fondamentale dell’Esodo, che è il resoconto di un’uscita dalla schiavitù. Si abbandona un luogo di granitiche certezze per affrontare il campo aperto del deserto».

È il tema dell’erranza?
«Sì, ma non è un tema fra i tanti. Quando leggiamo la Bibbia, ascoltiamo un racconto che non è stato scritto per noi, cittadini stanziali della modernità. Il vero destinatario è un popolo di nomadi molto simili ai migranti che stanno bussando alle porte dell’Europa: donne e uomini che hanno perso tutto e che non possono fare altro che mettersi in viaggio. L’ultimo tesoro è la loro storia e la Bibbia, in origine, è lo strumento di questo racconto, all’interno del quale Dio stesso si fa viandante per camminare con il suo popolo. Sembra una notazione geografica, di contesto, e invece è un insegnamento spirituale. Il Dio della Bibbia ci chiama a uscire da noi stessi non per snaturarci, ma per cambiare punto di vista e purificare lo sguardo. Ecco perché l’ecumenismo è davvero il soffio dello Spirito: perché è una strada che si fa insieme, imparando a conoscere e apprezzare le differenti forme della vita cristiana».

Quale ruolo svolgono le donne nel viaggio della Bibbia?
«Quello di rimettere in discussione, riaprire i giochi, superare i confini. Lo si capisce bene leggendo il Libro di Rut, nel quale una moabita, appartenente a un popolo maledetto, finisce per mettere in questione la sentenza della Torah, ottenendo una riabilitazione insperata che è, in sostanza, redenzione dalle colpe del passato. Può farlo perché è una donna, appunto: agisce dal basso, muovendo da una posizione di concretezza che induce Dio stesso a riscrivere la Legge. E non dobbiamo dimenticare che anche nella comunità dei primi discepoli di Gesù le donne sono presenti, lo seguono, camminano al suo fianco. Quando Luca, negli Atti, si riferisce ai cristiani come ai “seguaci della via”, ha cura di precisare che tra loro si trovano “uomini e donne”. Un elemento a lungo dimenticato e negato, ma che oggi esige di essere riscoperto, anche in prospettiva ecumenica».

È sempre un problema di buona o cattiva lettura?
«La Bibbia è un testo che prende sul serio l’esistenza umana, senza mai banalizzarla. Probabilmente è su questo che le persone andrebbero principalmente rassicurate. Non c’è separazione fra le Scritture e la vita, tant’è vero che la postura stessa di chi legge influisce sull’esito di questa esperienza così delicata. Il modo in cui il corpo si colloca nello spazio rivela l’atteggiamento interiore, stabilendo una corrispondenza che può essere studiata, migliorata, resa più efficace. 
Scegliere il luogo adatto, trovare la posizione appropriata, controllare il respiro: anche di questo abbiamo bisogno per intraprendere il viaggio della lettura».
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