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Daniel Attinger Introduzione a Galati

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INTRODUZIONE A GALATI 

Daniel Attinger, monaco di Bose (a Gerusalemme allora ora rientrato in sede)
Piccola Famiglia dell’Annunziata ‘Ain ‘Arik, 8 novembre 2008

1.– Preambolo
L’autenticità di questa lettera non è praticamente mai stata messa in discussione, per cui la questione dell’autore non fa problema: è Paolo, l’“Apostolo delle genti”.
Se l’autore non fa problema, la questione dei destinatari è più delicata. Senza riprendere tutto il dibattito, che in realtà non ha grande importanza per la comprensione della lettera, ritengo con la maggioranza dei commentatori attuali che si tratta delle chiese disperse in Galazia vera e propria, cioè negli alti piani situati attorno a Ancira (l’attuale Ankara), e non la Galazia intesa come provincia romana comprendente anche le regioni più a sud dell’Asia minore, come la Licaonia, la Panfilia e la Pisidia (regioni che Paolo visitò nel suo primo viaggio missionario, At 13,13-14,25).
Gli Atti non danno alcun dettaglio su queste chiese: si sa solo che Paolo attraversò una prima volta questa regione venendo da sud (da Derbe e Listra in Panfilia e Licaonia), “avendo lo Spirito Santo vietato loro [a Paolo e compagni] di predicare la parola nella provincia di Asia [cioè nella parte occidentale dell’Asia minore]” (At 16,6); vi ripassò quando, da Antiochia, si recò a Efeso: Paolo “partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli” (At 18,23, cf. 19,1). Forse a queste due visite fa riferimento Gal 4,13-14 quando parla di una “prima volta” in cui Paolo annunciò l’evangelo “a causa di una debolezza della carne”; una “prima volta” lascia intendere che c’è stata anche una seconda, e la “debolezza della carne” potrebbe alludere ad una malattia che sarebbe stata lo strumento scelto dallo Spirito per vietare a Paolo di predicare nella provincia di Asia. Poiché nessun nome di città è menzionato, si tratta forse di piccole comunità di campagna sparse nella regione, che cresceranno però col tempo poiché fanno parte delle comunità della diaspora alle quali si rivolge la Prima lettera di Pietro (cf. 1Pt 1,1; epistola solitamente datata della fine del I secolo). Lo stupore di Paolo, manifestato in 1,6, per la rapidità con la quale i Galati sono passati a un “altro evangelo”, indica che la lettera dev’essere stata scritta poco dopo il secondo passaggio di Paolo nella regione, forse durante il suo soggiorno a Efeso (At 19,1-20,1) che durò due-tre anni (At 19,8-10 e 20,31). La lettera sarebbe quindi degli anni 52-55.

L’assenza di azione di grazie iniziale relativa a queste comunità e il tono spesso polemico della lettera indicano che Paolo l’ha scritto per affrontare problemi seri avvenuti in queste chiese, problemi che mettono in pericolo le loro relazioni con l’Apostolo. Purtroppo – o provvidenzialmente – le indicazioni sono scarse, sicché tentare di ricostruire la situazione rischierebbe di costringerci a fare ipotesi su non detti, ma soprattutto ci farebbe deviare dal nostro proposito di leggere questa lettera per ciò che è: una lettera indirizzata a comunità per richiamarle alla verità dell’evangelo che hanno ricevuto. A. Pitta (Lettera ai Galati. Introduzione, versione e commento [Scritti delle origine cristiane, 9], Bologna, EDB, 1996) mette spesso in guardia contro il pericolo del mirror reading in cui ciò che dice Paolo è presupposto controbattere quanto pensavano gli oppositori. In realtà sappiamo poco di questi ultimi. I testi che ne parlano sono: 1,7-9; 4.17; 5,7-10.12; 6.12-13. Si vede allora da una parte che Paolo ne parla sempre in modo polemico, e dall’altra che essi esigono la circoncisione (anche per timore di persecuzione, 6,12-13), che sono esterni alle comunità della Galazia e tentano di infiltrarvisi, e che forse sono “giudeo-cristiani”. Ma non vi è alcun accenno al loro messaggio, se non la loro insistenza sulla legge e sulla necessità della circoncisione.

Il testo completo della conferenza in pdf.
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