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L'ambiente vitale dell'Apocalisse (Claudio Doglio)

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Proprio per ottenere l'obiettivo di incoraggiamento e di rafforzamento della fede, l'Apocalisse, in quanto «rivelazione di Gesù Cristo» è fondamentalmente celebrazione della Pasqua, inno liturgico e annuncio della risurrezione avvenuta.
La tradizione antica attribuisce la paternità dell'Apocalisse all'evangelista Giovanni e la riconosce nata all'interno della sua comunità, che ha il proprio ambiente geografico e culturale nella città di Efeso e nel suo territorio. La provincia romana d'Asia e il colto contesto efesino rappresentano dunque la cornice storica in cui si trova a vivere la Chiesa dell' Apocalisse, la quale, nella seconda metà del I secolo d.C., sperimenta molte situazioni di conflitto verso l' esterno ed anche al suo stesso interno.
I primi anni di vita della comunità cristiana non furono facili. L'annuncio della buona notizia di Gesù il Cristo era un fatto nuovo e originale, ma non per questo semplice e chiaro. Da subito gli uomini e le donne che avevano accolto la Notizia si trovarono di fronte a concrete vicende con cui dovettero fare i conti: incontrarono opposizione e rifiuto, derisione ed indifferenza, da parte dei Giudei e da parte dei Greci; vissero eventi storici grandiosi, quali la caduta di Gerusalemme e l'organizzazione della struttura rabbinica, che richiedevano una spiegazione nuova ed un comportamento adeguato; si imbatterono in difficoltà interne, quali divisioni e discussioni dottrinali, che domandavano soluzioni difficili da trovare.
Oltre alle rare informazioni della tradizione patristica, ricaviamo queste indicazioni dagli indizi presenti nello stesso libro dell'Apocalisse, soprattutto nelle lettere inviate alle sette Chiese (cc. 2-3), con cui l'autore vuole comunicare un messaggio pastorale alle comunità cristiane legate a lui: inevitabilmente esse riflettono la situazione storica e religiosa delle Chiese d'Asia verso la fine del I secolo d.C.

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