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Paola Cavallari Giudizio di Dio o giudizio dei maschi?

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Giudizio di Dio o giudizio dei maschi? Teologia maschile ed esperienza femminile
in “Esodo” n. 2 di aprile-giugno 2017

«Le questioni spirituali, cioè le questioni che non separano mai la ricerca del senso e della verità da un lavoro esigente su se stessi non sono […] scomparse dalle società umane».
Dalla connessione tra la Parola e la sua intima eco interiore, nascono le mie osservazioni: si concentrano su pochi passi di Genesi 2 e 3, i capitoli della Bibbia in cui si narra il secondo racconto della creazione e quello della cosiddetta caduta; pensieri frammentari, dettati più dall’ interrogarsi con sguardo di donna che non da studio sistematico.
Tante volte, su questa rivista, si è parlato dell’eclisse necessaria di quel dio onnipotente, “imperiale” che ha nutrito le teologie dell’Occidente per circa due millenni, e che dopo Auschwitz avrebbe subito il suo crollo. Ho l’impressione, però, che sia nel mondo ecclesiale sia negli ambienti secolarizzati, esso, benché velato, resista nei nostri immaginari: è un dio che -amato od odiato- non ha dismesso i caratteri dell’autorità suprema, dell’ onnipotenza, nonché della giustizia inflessibile.
«L’immagine biblica e popolare di un Dio simile ad un grande patriarca celeste che ricompensa o punisce secondo la propria misteriosa e apparentemente arbitraria volontà ha dominato la fantasia di milioni di persone per migliaia di anni».
La ricezione dell’evento della Croce come sacrificio vicario riconferma indirettamente tale dio. Gesù sarebbe l’ agnello sacrificale, protagonista di una espiazione “necessaria” per riparare la colpa di Adamo ed Eva. Un dio innervato dalle idee di colpa, castigo, sacrificio, è ancora ben insediato nell’immaginario archetipico occidentale. La lettura prevalente di Genesi 3 lo riconferma.


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