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L. Monti Togli le tentazioni, e nessuno sarà salvato

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Mt 4,1-11

In quel tempo Gesù 1 Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
2 Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3 Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5 Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8 Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9 e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10 Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».
11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Siamo soliti ascoltare questo brano nella prima domenica di Quaresima, “tempo sacramentale” – come afferma la liturgia –, tempo per fare ritorno all’essenziale: il vangelo di Gesù Cristo, al cuore del nostro quotidiano mestiere di vivere.

Ma è significativo che questa stessa pagina, letteralmente inesauribile nei suoi significati, ci venga riproposta in un giorno feriale, affinché ricordiamo che la lotta contro le tentazioni si ricomincia sempre. Non è una visione pessimistica della realtà, tutt’altro! È il realismo di chi sa che ogni giorno ci assale la tentazione di far prevalere il nostro egoismo, vivendo senza gli altri e, se necessario, contro gli altri. Ecco cosa ci dicono le tentazioni vissute da Gesù dopo il battesimo, all’inizio della sua vita pubblica, un inizio che sarà una costante della sua esistenza; del resto, non sarà tentato tre volte anche sotto la croce (Lc 23,35.37.39)? Come per Gesù, così per noi. E anche – sebbene non ci pensiamo spesso – come per noi, così per Gesù.

Tre sono le tentazioni. Se le avete rilette con calma, concorderete che si tratta di tre “prove” archetipiche, cioè legate alla nostra origine, dunque esemplari. Tutti, nessuno escluso, siamo tentati di avere (la fame); di essere, e di essere riconosciuti (il miracolo del gettarsi dall’alto senza farsi nulla) e di potere (tutti i regni del mondo, tutto e subito). Le forme in cui tali pulsioni si manifestano sono diverse per ciascuno di noi, e diverse anche nelle varie età della vita, a volte nei diversi momenti della giornata… Ma sempre sta di fronte a noi, come lo è stata di fronte a Gesù, la responsabilità di una scelta: l’egolatria satanica, oppure la vita secondo il vangelo, cioè la vittoria di chi sa che c’è più gioia nel rinunciare a questi idoli, per vivere insieme agli altri (ai primi altri che si hanno concretamente accanto!) un’esistenza degna di questo nome, che trovi ragioni e senso su questa terra.

In fondo, sono le due vie di cui parla tutta la Scrittura: “la via della vita e la via della morte” (cf. Dt 30,15-16), “la via dei giusti e la via dei malvagi che si perde” (cf. Sal 1), “la via stretta che porta alla vita e quella larga che conduce al non senso” (cf. Mt 7,13-14). In questa scelta, in questa faticosa ma appassionante lotta, non siamo soli. Abbiamo come arma decisiva la parola di Dio contenuta nelle Scritture, che Gesù sceglie per rispondere a Satana. Attenzione, non dice: “Non sono tentato”, ma riconosce e affronta la tentazione affidandosi alla salvezza che gli può venire solo da un Altro, dal Padre. Abbiamo gli altri, che lottano accanto a noi e con noi, nel duro mestiere di vivere. E soprattutto, abbiamo il Signore Gesù, che lotta per noi e in noi: “Proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, può venire in aiuto a quanti subiscono la prova” (Eb 2,17-18). “In Cristo fosti tu a essere tentato, in lui tu riporti la vittoria” (Agostino).

Ma oggi sostiamo sulla tentazione, riconosciamola, guardiamola in faccia, non nascondiamola ancora una volta a noi stessi, perché altrimenti tornerà – e con più forza – domani, e poi dopodomani… fino a vincerci senza che più ce ne rendiamo conto! Per questo possiamo accogliere con gratitudine, e senza pregiudizi, le taglienti parole del padre dei monaci, Antonio: “Nessuno, se non è tentato, può entrare nel Regno. Togli le tentazioni, e nessuno sarà salvato”.

Fonte: Monastero di Bose
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