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Silvia Giacomoni Bibbia, libri e giornali

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Silvia Giacomoni è un’intellettuale difficile da definire. Forse non tanto nota al grande pubblico, ma per sua scelta, per una vocazione alla serietà e alla riflessione che l’ha tenuta al riparo dei riflettori.
Attratta dalle religioni, Silvia Giacomoni è l’autrice della Nuova Bibbia Salani, un appassionante racconto delle storie e dei personaggi del testo sacro. «Una parafrasi magistrale dell’Antico Testamento» l’ha definita Bruno Segre.
Ma in questo libro-conversazione con Pietro Mariani Cerati e Luigi Rigazzi, Silvia Giacomoni ripercorre con libertà e fiducia tutta la sua vita, intellettuale e privata. La storia di una donna laica nel senso migliore del termine, sempre capace di confrontarsi con il mistero. Al centro di tutto, com’è naturale, è il rapporto con “il Bocca”: Giorgio Bocca, suo marito. Si incontrarono nel 1965: da allora, una vita insieme. Del grande giornalista, questo libro ci offre un ritratto assolutamente inedito. Le sue proverbiali asprezze di carattere, la generosità,l’impegno, i successi e le sconfitte sono raccontati da Silvia come in un diario d’amore,intenso, a tratti toccante e al tempo stesso ricco di ironia, spirito, leggerezza. Il racconto di vita si intreccia con le riflessioni sul senso dell’esistenza, aperte e franche, com’è nel carattere della Giacomoni.
«Se tu per trovare un senso alla tua vita devi andare a pescarlo nella religione vuol dire che tu la tua vita in parte l’hai schivata» afferma Silvia. «La vita va vissuta nella sua orrendezza e nella sua bellezza, in tutte le sue parti, accettando di non capire».

AUTORI

Silvia Giacomoni
è un'intellettuale difficile da definire: autrice della Nuova Bibbia Salani, giornalista di Repubblica, compagna per una vita di Giorgio Bocca.

Luigi Rigazzi
appassionato bibliofilo, è studioso dell’Antico Testamento e redattore della rivista «QOL», dedicata al dialogo interreligioso.

Pietro Mariani Cerati
fa parte della redazione della rivista «QOL». Con Aliberti ha pubblicato i romanzi Novellara Dajjenu, La locanda della pace e Non è come pensi!. Con Imprimatur ha pubblicato, con Luigi Rigazzi, Il paradiso delle piccole cose. Paolo e Maria De Benedetti si raccontano, prefazione di Umberto Eco. Per Compagnia editoriale Aliberti dirige la collana Bibbia e Giornale.

IL LIBRO

Alcuni estratti:
(...) Questo denso profilo biografico di Silvia Giacomoni nasce da una lunghissima conversazione/intervista condotta e registrata da Pietro Mariani Cerati e Luigi Rigazzi, una coppia di interlocutori sagaci e curiosi, che a Silvia sono legati da una amicizia di lunga data e che con lei hanno in comune l’amore per la Bibbia. Immagino che, in via preliminare, Pietro e Luigi abbiano rispettosamente inteso sondare la celebre autrice della Nuova Bibbia Salani - una parafrasi magistrale dell’Antico Testamento - per sentirla parlare del suo personale approccio al testo biblico. Ma immagino anche che ben presto, quasi per istinto, tra gli intervistatori e il “soggetto inquisito” sia andata instaurandosi la giusta distanza: un rapporto insieme più sciolto e più rigoroso, dove nessuna delle parti abbia sentito il bisogno di sfoggiare o nascondere e dove, nel corso di ripetuti incontri svoltisi - presumo - in un clima di grande libertà, fiducia, domesticità, Silvia abbia accettato, senza darsi limiti di tempo, di rispondere a un ventaglio di quesiti sempre più ampio e sempre più “in profondità”. Pur prendendo le mosse dagli antenati, la conversazione fra i tre amici ripercorre la vita di Silvia senza seguire un rigido ordine cronologico.
Galeotta fu quindi la Bibbia, oso dire. Tant’è che un cospicuo nucleo centrale di questa biografia è costituito proprio dalle considerazioni vivacissime di Silvia circa i suoi rapporti complessi, importanti, intricati con la Bibbia e con la fede.

(...) Silvia, tu vieni da una famiglia borghese che non professava alcuna religione. Poi sei stata “folgorata sulla via di Damasco” quando arrivò a Milano il cardinale Carlo Maria Martini. Quando hai capito che la Bibbia era un testo importante per la tua vita?
Io non sono stata affatto folgorata. Quando Martini è venuto a Milano io ho cominciato semplicemente a seguirlo per «la Repubblica», come giornalista. Lo seguivo con un certo distacco, sono andata una volta a sentirlo in Duomo, lo sentivo quando parlava ai funerali delle vittime del terrorismo... Era il 1980! Se vuoi poi ti posso raccontare come l’ho conosciuto e come si è sviluppato lentamente il nostro rapporto, fino all’amicizia, perché io ho cominciato a leggere la Bibbia solo nel ’91. Ero totalmente ignara sia della chiesa che della religione, che della Bibbia. Non so se senza il cardinale avrei avuto una conversione, perché è stato un processo molto lento, il mio. Ho comprato una bibbietta da tenere in redazione, in modo da citare correttamente le parole di Martini che im-postava tutti i suoi discorsi su una icona biblica. Per esempio, parlando dei media, lo scoop è la tunica insanguinata di Giuseppe che i fratelli fanno pervenire al padre. Così ho scoperto che la Bibbia è molto interessante.

(...) Paolo De Benedetti fa innamorare i ragazzi, le ragazze, i vecchi, le vecchie...
Paolo ha qualcosa in comune col cardinale Martini. Sono grandi figure verginali, capaci di dirottare sul Signore l’amore che tu provi per loro, cosi ne restano come esentati. È la lezione del quarto vangelo.
Io andavo alle sue lezioni, lo accompagnavo a Urbino nei periodi di ferragosto quando stava là otto giorni, io stavo otto giorni con lui e partecipavo alle sue lezioni. C’erano una trentina di ragazzi e ragazze.
È come quando vai a un concerto, suona un grande pianista, il pubblico si innamora del pianista o della musica? Chissà. È un innamoramento diverso da quello che prendeva le ragazze ai concerti dei Beatles, che si facevano la pipì addosso dalla voglia! Paolo aveva in tutta Italia, ovunque andasse, delle persone che, per purissimo affetto, lo andavano a prendere, lo accompagnavano qua e là… lui aveva ovunque come delle castissime mogli, una casta compagna moglie in ogni porto.
Paolo riesce a canalizzarti totalmente, nella mia vita è stato l’unico caso, ed è un maschio, un uomo...
Sì ma l’amore che io ho per il Paolo è lo stesso che ho per gli angeli del cielo. Appena l’ho conosciuto, e peggio ancora quando mi sono messa a leggere la Bibbia, gli telefonavo tutti i giorni. Inevitabilmente, appena trovavo qualcosa di minimamente interessante, o di dubbio, qualsiasi cosa mi colpisse il cuore, dovevo renderlo partecipe. Bocca mi diceva: “Ma lascia in pace quel pover’uomo!”. Paolo veniva quasi sempre a pranzo il mercoledì, se non veniva per due settimane, il Bocca diceva “Quando viene il rabbi?” lo amava pure lui.

(...) Poi è successo che sono andata a fargli un’intervista per «Micromega» che, dopo Tangentopoli, mi veva chiesto di fare un pezzo su Martini che era diventato una figura carismatica anche per la società civile: Martini è stata l’unica figura milanese rimasta in piedi nella gran confusione seguita al crollo della DC e del PSI.
Sono andata a fargli questa intervista e alla fine era già venuto il segretario a dire che il cardinale doveva fare delle telefonate a Gottinga o luoghi del genere, eravamo già in piedi accanto alla porta, e lui mi dice che vuole andare a Gerusalemme, “dove si concentra tutto il dolore del mondo”.

(...) Quando  il  Giorno  ha  chiesto (a Giorgio Bocca)  di  andare  in Unione Sovietica, ha detto al direttore che sarebbe partito solo se andavo anch’io. Gaetano Afeltra ha dato via libera, ma per fare tornare i conti, invece di andare in prima classe, siamo andati in seconda. 
Così abbiamo visto il paese da un punto di vista un po’ diverso da quello dei colleghi che andavano in prima. E  in  due  si  è  più  coraggiosi.  Così  è  uscito un  servizio  davvero  epocale  che  Laterza pubblicò poi col titolo La Russia di Breznev. Noi abbiamo fatto quaranta giorni, dodici città; tre giorni in ogni città, disobbedendo  alle  guide-interpreti,  che  erano  poi poliziotti, ponendo domande politicamente scorrette: e la sera delle sbronze pazzesche. Ricordo a Baku un signore coi baffoni che ci inseguiva nel corridoio dell’albergo gridando: “Tanzuium! Balliamo!”Ci siamo  divertiti  e  disperati  molto.  Quaranta  giorni tagliati fuori dal nostro mondo, senza notizie, che fosse scoppiata la guerra del Kippur l’ho saputo, a Stalingrado, da due americani appena arrivati per un convegno di meteorologia. Ma anche in quell’occasione niente da fare, telefoni proibiti. Non c’erano  i  telefonini. 

Indice
Galeotta fu la Bibbia di Bruno Segre 7
Ci si torna sempre, ogni anno 21
Una cosa che manca, manca 41
Che bisogno hai tu di un contratto? 49
Qualche anno di disciplina militare 55
Abbastanza padrona di me stessa 65
La cosa che Martini mi ha detto sulla porta 77
Guarda Mario che io, però, te la faccio tutta la Bibbia 93
L’America, la laurea, la nostra identità 111
Giorgio Bocca: troppo tutto 125
Di Martini, libri e psicanalisti 135
Lavoravamo a «la Repubblica», avevamo tutto sotto mano 151
Che cosa vuoi fare da grande? 165
«Non è facile parlare delle persone che amiamo» 175
«Faceva i capricci in un modo molto più convincente dei bambini» 187


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