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Massimo Cacciari Demos, democrazia, popolo

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Marco Traverso
Redazione Salone del Libro

giovedì, 18 maggio 2017 



L'attualità dei classici, della cultura greca e latina che si concretizza nel presente nel concetto di democrazia. Ne ha parlato il filosofo Massimo Cacciari, nella sua lezione magistrale su Demos, democrazia, popolo introdotto dalla giornalista Letizia Tortello in occasione della presentazione di Ianus, il Festival della cultura classica, che nasce con l'intendo di mettere al centro dell’attenzione i testi latini e greci proprio per parlare dell’uomo di oggi.

"La lettura dei classici non è soltanto utile, ma una necessità - ha detto Cacciari - per comprendere il presente". Una frase che può suonare di primo acchito retorica, anche un pochino perbenista dal sentore di politicamente corretto. Ma il pensatore di Venezia ha messo subito le cose in chiaro, spiegando che è esattamente il contrario. E lo ha fatto partendo proprio dal tema della democrazia. Una democrazia che, per Cacciari, va interpretata e compresa proprio con strumenti e lessici non retorici. Capendo fino in fondo quello che era nell’antica Grecia, dove il concetto di demos era legato principalmente al suolo e al sangue. Concetto che cambia con la nascita della res publica romana, dove invece il popolo è un insieme di individui che si identificano nell’obbedienza alla legge. E non obbedienza astratta e acritica, ma convinta, nella certezza che obbedire alle leggi sia utile.

E allora quale valore ha la democrazia, ieri come oggi? Certamente non si valuta in base ai vari meccanismi di selezione elettorale, c’è molto di più. Per illuminare la platea Cacciari ha citato un celebre brano di Tucidide, tratto dalla guerra del Peloponneso, l’epitaffio che Pericle pronuncia per i morti in battaglia di Atene. Il comandante dice, in un passaggio, che l’egemonia di Atene è motivata dal fatto che ad Atene tutti sono filosofi e tutti amano il bello. "Detta così la frase stupisce, sembra irreale, quasi assurda - ha spiegato Cacciari -. Tutti i cittadini erano filosofi? Tutti esteti, amanti dell'arte e della scultura? Certo che no. Perché, al contrario, con la parola filosofia Pericle e gli antichi greci intendevano la sete di sapere, la voglia di conoscere, la curiosità di informarsi, la non accettazione di nulla che non fosse razionalmente dimostrato. E poi il dubbio. Atene meritava quindi l’egemonia, era superiore alle altre realtà, perché era democratica, perché tutti amavano il bello. Una bellezza che non si traduce con estetica, ma nella pratica, nella ricerca della perfezione nel proprio lavoro, nella propria attività. Amare il bello significa non accontentarsi finché non si arriva a produrre qualcosa di bello, che è 'in forma', che funziona e che è utile.

E oggi? I valori valgono ancora? Sono moneta che ha corso da qualche parte? Per Cacciari la democrazia “è proprio, anche oggi, quel regime in cui tutti tendono ad essere filosofi e amanti del bello. Questo è il vero valore che le attribuisco. Quel regime che fa di tutto per promuovere l’intelligenza produttiva di ciascuno e inventa tutti i sistemi, anche tecnici, che permettono di raggiungere questo stato. Che favorisca un intelligenza produttiva e non contemplativa”. Non a caso, ha ricordato il filosofo, “la forma dello Stato di diritto nasce proprio per permettere lo sviluppo delle scienze, quello che Marx chiamava il cervello sociale. E la lettura dei classici deve avere proprio questa funzione. Bisogna alimentarsene, metabolizzarli e farli nostri. Farli rivivere così come i padri rivivono nei prodotti dei loro figli".

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