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Lidia Maggi Lectio divina: Mando il mio messaggero

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Siamo ormai ben inoltrati nell'Avvento, e ci vengono incontro i grandi personaggi che guidano verso la grande luce del Natale. Questa volta è Giovanni il battezzatore, che vuole informarsi sulla identità di Gesù: è davvero lui l'atteso oppure è stata tutta una illusione, e bisogna aspettarne un altro? Crisi molto seria nell'animo di Giovanni: ma anche per tutti i giudei di allora.
Gesù non aveva atteggiamenti rigidi, anzi si mostrava vicino ai fragili, solidale con gli emarginati. Tutto il contrario dello stile di Giovanni, anche se su Giovanni Gesù fa un grande elogio positivo. Ci aiuterà a capire e gustare questo testo la prof. Lidia Maggi, pastora battista, che ringraziamo di cuore per essere stata disponibile a guidarci.

MANDO IL MIO MESSAGGERO (Mt 11,2-15)

2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via.
11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti!

1. Leggere la Parola
1. Da Giovanni a Gesù: in tutti e quattro i racconti evangelici, il ministero di Gesù e quello di Giovanni Battista sono fortemente collegati tra loro. Matteo, in modo esplicito, presenta un Gesù che muove i suoi primi passi sulla scena pubblica alla sequela di Giovanni, da cui riceve il battesimo. Il far coincidere l'inizio della predicazione di Gesù con l'arresto di Giovanni (Mt 4,12-17) suggerisce al lettore che la Parola di Dio, che annuncia il Regno, non può essere incatenata. La Parola mostra di avere una vita più forte del messaggero che l'annuncia. Non si può silenziarla.
2. Parola autorevole: Matteo ci ha fatto conoscere questa Parola in azione nella predicazione di Gesù, Parola autorevole, “altra”, rivelativa del Regno di Dio. Una nuova Torà, insegnamento divino che indica ai suoi la via del Regno (cfr. Mt. 5-7: il sermone sul monte). Questa Parola è performativa e trasforma la realtà. Il testo di Matteo ci ha accompagnato a vedere la sua forza in azione: calma le tempeste della vita, cura dall'impurità della lebbra, caccia i demoni, guarisce chi è febbricitante e paralizzato, ridona la vista ai ciechi e scioglie la bocca dei muti.
3. Tempo di bilanci: dopo averci fatto vedere all'opera la potenza del ministero di Gesù, Matteo, nel cap. 10, ci riporta il discorso di invio in missione, che Gesù fa ai suoi discepoli. Qui non si tacciono le difficoltà e l'opposizione che la predicazione del Regno incontra. Anche Gesù e i suoi discepoli, proprio come il Giovanni battista, devono fare i conti con l'ostilità del potere politico e religioso. È tempo, dunque, di bilanci a partita doppia: da una parte la forza creatrice della missione di Gesù e dall'altra la resistenza che sembra rallentare, se non frenare, l'irruzione salvifica di Dio.
4. Chi è davvero Gesù? È in questa tensione che si colloca il nostro testo, come invito a vedere oltre, a leggere più a fondo la realtà nella sua complessità. Chi è davvero Gesù? Un discepolo di Giovanni che ha portato avanti la sua predicazione, dopo che questi è stato arrestato? E quando anche lui sarà arrestato - perché ci sono già nel testo (vedi al cap. 10) tutti i segnali di complotto e condanna a morte - dovrà sorgere un altro profeta? Fino a quando perdurerà l'incertezza? Fino a quando durerà l'attesa? Le domande di verifica dell'identità di Gesù sono innescate da quella del Battista.

2. Meditare la Parola
1. La fama di Gesù giunge fino a Giovanni, prigioniero e presto martire. I vangeli non ci raccontano un Giovanni che compie gesti potenti. Ce lo mostrano nella sua fama, circondato da discepoli che non lo abbandonano nemmeno quando questi è arrestato (a differenza di quanto avverrà a Gesù), nella sua vita austera e nella sua predicazione graffiante. Gesù, invece, insegna, profetizza (e giudica severamente la sua generazione); ma compie anche gesti che risanano, opere potenti, che pongono il suo ministero, allo stesso tempo, in continuità e in discontinuità con il suo predecessore. Le notizie delle azioni prodigiose di Gesù, invece di rafforzare la fiducia del battista nel Messia suscitano dubbi sulla sua reale identità.
2. Perché Giovanni dubita di Gesù, proprio mentre gli giungono notizie di grandi gesta? Perché non ha dubitato di lui, quando era quel signor nessuno che si presentò tra i penitenti per essere battezzato? E ancora: Giovanni dubita davvero oppure mette in atto una strategia per costringere Gesù a rivelarsi? Pochi versetti dopo, Gesù stesso (v. 27), dichiara di essere il Figlio, l'unico che davvero conosce il Padre. Giovanni dubita di Gesù oppure, rendendosi conto che ormai la sua vicenda è conclusa, sta facendo un atto d'amore verso i suoi indirizzandoli verso quel discepolo di cui ora lui stesso si fa discepolo? Non vogliamo addomesticare lo scandalo di quella domanda, ma nemmeno banalizzarla come la crisi esistenziale di chi non riconosce nel suo successore una continuità con il proprio ministero.
3. Un senso da scoprire: eppure, quella domanda ha anche un sapore tragico, poiché Giovanni si trova di fronte ad un Messia in grado di compiere gesti salvifici, che può ridare vista ai ciechi e far camminare gli zoppi. Lui è in prigione, deve affrontare il martirio, ed è come se chiedesse: Gesù, allontana da me questo calice, vieni a liberarmi e rivelati così nella tua potenza. Forse, quella domanda, più che le aspettative di Giovanni, raccoglie le aspettative dei suoi discepoli. Questi ultimi si chiedono perché Gesù non intervenga a liberare il Battista. Questa situazione crea scandalo e impedisce loro di mettersi alla sequela del Maestro di Nazareth. Chi ha bisogno di quella risposta: Giovanni o i suoi discepoli?
4. La risposta di Gesù: Gesù risponde citando le Scritture, riferendosi ad un testo del profeta Isaia, del quale però opera un taglio: “Mi ha inviato ...a proclamare la libertà degli schiavi e la scarcerazione dei prigionieri” (Is. 61,1-2). Nell'operare di Gesù vediamo tutti i segni del regno, tranne uno: quello di cui avrebbe bisogno il Battista, quello che scandalizza i suoi discepoli, che rischiano così di fraintendere, di inciampare... Anche la folla potrebbe inciampare, scandalizzata dalla domanda che i discepoli di Giovanni hanno posto a Gesù, a nome del maestro.
5. L'identità di Giovanni: ed ecco che, quando questi ultimi se ne vanno, Gesù parla del Battista, ponendo lui delle domande alla folla, interrogativi che vertono sull'identità di Giovanni, o meglio sulle aspettative nutrite nei suoi confronti. Giovanni non è un profeta di corte, ma un uomo che dà fastidio al potere. Il martirio non è la negazione della sua vocazione, ma la conferma. Egli è un profeta, anzi, il più grande dei profeti, il più grande di tutti quelli nati da donna (e anche Gesù è nato da donna!). Gesù, mentre parla di Giovanni, rivela qualcosa anche della sua identità: il battista è il precursore, l'Elia che precede l'avvento del Messia. La domanda di Giovanni, dunque, spinge Gesù a rivelarsi, forza la manifestazione del Regno.

3. Dal testo alla vita
1. Le nostre aspettative e l'attesa del Regno: tutti noi cerchiamo conferme nel nostro rapporto col divino.
Gesù interroga le aspettative religiose: cosa siete andati a vedere nel deserto? Come dire: sei disposto a non schiacciare Dio sulle tue aspettative? Dio opera, ma non nella direzione che mi aspetto io. Le aspettative, in fondo, sono i nostri desideri: che cosa desideri?
2. Le preghiere inesaudite: le aspettative sono anche gli ingredienti delle nostre preghiere che, a volte, non vengono esaudite. L'attesa è luogo di uno scandalo spirituale. Non è vero che chi crede è privilegiato.
Deve, invece, far fronte allo scandalo delle preghiere inesaudite. Cosa succede quando tu domandi e non ottieni?
3. Chi è Gesù? Secondo il brano di Matteo, è “Colui che deve venire”, “il Veniente”. Il Natale non rischia di essere interpretato in un senso schiacciato sul “già” avvenuto? Come riscoprire l'attesa del Veniente, come riconciliarci con il “non ancora della fede”, come imparare ad invocare “vieni presto?”.

4. Condividere...

5. Pregare la Parola (dal Sal 145/146)
1. Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio, che rimane fedele per
sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati.
2. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il
Signore ama i giusti.
3. Il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il
Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
4. Il Signore raduna i dispersi d’Israele; risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome. Grande è il Signore nostro Dio!

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