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Casati - 21 luglio 2013 XVI Tempo Ordinario

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Gn 18, 1-10a
Col 1, 24-28
Lc 10, 38-42

Le letture - il brano della Genesi e il racconto di Luca - si illuminano a vicenda: la tenda di Abramo e la casa di Marta e Maria si illuminano a vicenda. E non vorrei perdere, se mi riesce, questo illuminarsi reciproco.
Ci sono rassomiglianze negli episodi che pongono domande, se noi li leggiamo, in continuità, senza cesure. Isolando una lettura dall'altra noi eravamo portati a volte a leggere come positiva l'esplosione di gesti, di preparativi, di doni da parte di Abramo verso i tre ospiti alle querce di Mamre, e a leggere in termini decisamente negativi i molti servizi di Marta nella casa, la casa dell'amicizia, di Betania. Questa lettura -tutto positivo, tutto negativo- se mettiamo i due brani a confronto, non ci convince totalmente, ci lascia in cuore più di un sospetto. Sbaglieremmo a dipingere Marta come una donna appiattita totalmente sul fare, un fare da cui è assente il cuore. C'è cuore in Abramo che corre e dà ordini, e lui stesso prende un vitello tenero e poi lo dà al servo e poi prende per gli ospiti latte acido e latte fresco. Così come c'è cuore -così io penso- in Marta che non sa più cosa inventare per il suo amico, il Rabbi di Nazareth. Ricordo che, conversando una sera tra noi, Enzo Bianchi, il priore del monastero di Bose, ci diceva che far da mangiare, preparare un buon pranzo è uno dei due gesti più significativi del voler bene all'altro. È come se tu dessi vita all'altro. Far da mangiare - diceva - e ascoltare. Ascoltare: ecco, questa era la cosa che mancava a Marta. È l'assenza che Gesù rimprovera, dolcemente ma fermamente, a Marta, l'assenza di ascolto. Sua sorella "seduta ai piedi di Gesù" ascoltava. Badate bene, Gesù non dice: non preparare niente. Anche far da mangiare è gesto di amore. Dice: fa' un po' meno, ma sediamoci e guardiamoci, e ascoltiamoci. Marta non si fermava mai. L'accusa di Gesù va dunque al non fermarsi, a sottolineare questo pericolo che si è come ingigantito nella nostra società: corri, corri. Così tutto il santo giorno. Ma poi? Ti ascolti? E se no, che vita è? Ascolti il tuo Dio? E se no, che vita è? Ascolti quelli di casa, l'altro che incontri? E se no, che vita è? Perdi - dice Gesù - la cosa più importante, la parte migliore. Far da mangiare, certo, ma anche ascoltare. Uno dice: ascolto, mentre faccio. Ma attenti all'inganno. Perché ci sono cose che non sono nelle pieghe delle parole, ma sono nelle pieghe degli occhi e, a volte, spesso, sono le cose più vere di noi, cose non dette: "Cercami nelle parole che non ho trovato". L'assenza d'ascolto può diventare dunque un male tra i più devastanti dell'animo umano, delle società. Assenza d'ascolto. Ma su un'altra assenza vorrei brevemente indugiare, un'assenza che si fa più evidente, se mettiamo a confronto i due racconti. Nei due racconti c'è come un centro illuminato e una periferia senza luce. Nella casa di Betania la luce dell'episodio riposa su un centro: Gesù e Maria, accoccolata ai suoi piedi, che ascolta. Marta è come fuori zona, alla periferia. Anche nella tenda di Abramo la luce illumina un centro: i tre ospiti misteriosi che ora mangiano e Abramo vicino, all'ombra dell'albero. "Era infatti l'ora più calda del giorno". "Mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiavano": il centro illuminato. Ma anche in questo racconto c'è una periferia non illuminata. Nascosta, anche qui, una donna. Alla periferia. È Sara, trattata -sto un po' esagerando- un po' come schiava: "Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce". E poi? Poi non c'è. È la donna negata. Come se non esistesse. Ed è bello, è bellissimo, che a portarla al centro siano i tre ospiti misteriosi. "Dov'è Sara tua moglie?". Ed ora parla il Signore: "Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio". Bellissimo questo accostamento: la donna negata, la donna confinata nel lavoro, la donna confinata alla periferia, è riportata al centro. È riportata al centro dal Signore ospitato alle Querce di Mamre, e si chiama Sara. È riportata al centro dal Signore Gesù, ospitato nella casa di Betania, e si chiama Marta.
Fonte:sullasoglia
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