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Manicardi - 2 giugno 2013 Corpo e Sangue di Cristo

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 Fonte: monasterodibose
domenica 2 giugno 2013
Anno C
Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11b-17


Prefigurata dall’offerta di pane e vino attuata da Melchisedek (I lettura) e annunciata dal banchetto di pani e pesci imbandito da Gesù per le folle (vangelo), l’Eucaristia è per Gesù segno dell’offerta dell’intera sua vita (II lettura).
Il carattere di prefigurazione eucaristica dell’episodio narrato nella Genesi (Gen 14,18-20) è espresso anche dalla memoria, presente nella preghiera eucaristica I (Canone Romano), dell’“offerta pura a santa di Melchisedek, tuo sommo sacerdote” accetta a Dio.

Il pane e il vino rivestono una importante e molteplice valenza simbolica. Essi rappresentano la natura (sono frutti della terra) e la cultura (sono frutti del lavoro umano); sono cibo e bevanda, dunque gli elementi vitali per eccellenza che accompagnano l’uomo dal suo nascere al suo morire durante tutta la sua vita; pane e vino rinviano alla tavola e dunque alla convivialità e alla comunione che si stabilisce attorno alla tavola; essi rinviano anche alla nostra condizione corporale: il corpo sente e patisce fame e sete, il corpo è sostentato dal cibo, ma il cibo, pur nutrendo il corpo, non può liberarlo dalla morte. Il cibo eucaristico, significato da questi simboli della vita così elementari e pregnanti come il pane e il vino, anticipa e prefigura quella vita eterna e quella comunione senza più ombre con Dio che, donata in Cristo, sarà realtà per sempre e per tutti nel Regno di Dio. Insomma, mentre fa memoria di tutta la vita di Cristo, l’Eucaristia assume anche l’intera vita dell’uomo attraverso i simboli del pane e del vino.

La pagina della Genesi e la ripresa dell’esempio di Mechisedek nel Canone Romano consentono anche di cogliere la dimensione universale dell’Eucaristia: l’incontro di Abramo con Melchisedek è l’incontro della fede nel Dio uno, JHWH, il Dio d’Israele, con la tradizione religiosa cananea di Melchisedek e del popolo gebuseo. In certo modo, dunque, Melchisedek può essere colto come rappresentante dell’offerta che dall’intera umanità sale a Dio, dall’umanità che non ha conosciuto la rivelazione. E questo ricorda a noi cristiani che l’Eucaristia è azione di grazie che la chiesa compie a nome di tutta la creazione, per tutto il mondo e su tutto il mondo. L’Eucaristia è preghiera delle preghiere: in essa sfociano tutte le nostre preghiere, ma essa è anche espressione di tutto l’anelito umano alla comunione con Dio. Vi è una dimensione cosmica, creazionale e universale nell’Eucaristia che non può essere dimenticata. Il mondo e l’intera umanità che Cristo ha riconciliato con Dio sono presenti nell’Eucaristia: nel pane e nel vino, nella persona e nel corpo dei fedeli e nelle preghiere che essi offrono per tutti gli uomini.

Nella pagina evangelica il comando che Gesù rivolge ai discepoli di dar da mangiare loro stessi alle folle affamate e stanche al declinare del giorno (cf. Lc 9,13), interpella in profondità l’agire ecclesiale. Quel “date loro voi stessi da mangiare” non può essere ridotto ad appello alla generosità né compreso come esortazione a mutare un sistema economico sociale fondato sulla proprietà privata su un regime basato sulla condivisione e nemmeno inteso come invito a un’efficiente e adeguata organizzazione assistenziale della carità. Quel comando contesta l’indifferenza e il disimpegno verso l’altro nel bisogno (“Congeda la folla perché vada nei villaggi per alloggiare e trovar cibo”: Lc 9,12) e suscita l’obiezione dei discepoli che vedono la loro povertà come impedimento ad assolverlo (“Non abbiamo che cinque pani e due pesci”: Lc 9,13). Il comando evangelico urta, ieri come oggi, contro i parametri di buon senso, razionalità, efficienza che pervadono anche la chiesa. Paradossalmente, proprio la povertà che i discepoli vedono come ostacolo, è per Gesù lo spazio necessario del dono e l’elemento indispensabile affinché quel “dar da mangiare” non sia solo dispiegamento di efficienza umana, ma segno della potenza, della benedizione e della misericordia di Dio e luogo di instaurazione di fraternità e di comunione.

LUCIANO MANICARDI
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